Con il termine di strategia nucleare intendiamo riferirci in generale ai piani per il possibile impiego di armi nucleari da parte dei paesi possessori di tali armi.
Vediamo innanzitutto alcuni criteri generali.
In quasi tutte le strategie nucleari sono previsti piani per l’uso di armi nucleari counterforce (cioe’ contro obiettivi militari ) e countervalue (cioe’ contro citta’, strutture economiche e in generale contro obiettivi cosidetti soft).
La strategia cosiddetta MAD (Mutually Assured Destruction) poneva ovviamente l’enfasi sulla possibile distruzione di obiettivi countervalue, cioe’ citta’ e basi industriali (si ricordi il criterio di McNamara dei 400 Mt. equivalenti[1]). Una strategia che punti invece, almeno inizialmente, sulla distruzione anche preventiva (disarming first strike) delle basi missilistiche e in generale delle basi militari del nemico fara’ riferimento in maniera essenziale a piani di uso counterforce.
Nell’attacco contro obiettivi countervalue, in generale, le testate nucleari saranno fatte esplodere ad una conveniente altezza dal suolo in modo da massimizzare l’area colpita dalla sovrapressione. Queste testate, come abbiamo gia’ detto, si puo’ prevedere siano lanciate a grappolo (se la disponibilita’ di testate sara’ sufficiente), sempre per massimizzare l’area colpita dalla sovrapressione.
Invece nell’attacco counterforce contro obiettivi hard sara’ importante colpire con precisione installazioni militari (possibilmente rafforzate) che devono essere colpite con testate fatte esplodere al suolo o addirittura con testate che hanno una capacita’ earth penetrating. In questo modo pero’ si massimizzera’ anche l’effetto del fallout radioattivo (che seguira’ la direzione del vento prevalente al momento dell’impatto).
Un elemento molto significativo, in questo contesto, sara’ la precisione del missile (definita dal suo CEP “Circular Error Probable” definito nella prima dispensa).
Una importante fattore, per quanto riguarda il possesso di armi nucleari, e’ quello di decidere se le armi nucleari debbano esssere usate solo per dissuadere l’avversario dall’usare armi nucleari o anche per dissuadere l’avversario dal condurre un attacco convenzionale (di una certa importanza) o un attacco con altre armi di distruzione di massa (chimiche e biologiche). Nel primo caso il piano per l’uso di armi nucleari sara’ previsto solo contro altri paesi che possiedono armi nucleari.
In alcune strategie nucleari invece le armi nucleari sono viste come uno strumento che puo’ compensare una eventuale inferiorita’ convenzionale e quindi dissuadere il nemico appunto dal condurre un’attacco convenzionale. E’ stato questo il caso della pianificazione nucleare della NATO nel periodo della Guerra fredda. E’ il caso ora della Russia che si trova in condizioni di inferiorita’ convenzionale nei confronti della NATO. E’ il caso del Pakistan che si trova in condizione di grande inferiorita’ convenzionale nei confronti dell’India. E’, a suo modo, anche il caso di Israele che userebbe le armi nucleari nel caso in cui Israele rischiasse di venire sopraffatto dai paesi confinanti (con attacchi convenzionali o anche chimici). Un uso di armi nucleari Israeliane generebbe cosi’ la distruzione totale del territorio (possibilmente Israele incluso). A questa strategia israeliana e’ stato anche dato il nome di Samson option (dal personaggio biblico Sansone che fa crollare il tempio dove ci sono i Filistei uccidendo se stesso e i Filistei)[2].
Dal punto di vista della sicurezza nucleare e della prevenzione di un conflitto nucleare, un elemento molto positivo e’ l’assunzione di una posizione di no first use cioè di non uso per primi delle armi nucleari. Questo vuol dire, non solo escludere l’uso di armi nucleari in risposta ad attacchi convenzionali o attacchi chimici, ma anche escludere attacchi nucleari preventivi (o disarming frist strikes). E’ altresi’ chiaro che una scelta di no-first-use implica che i paesi non dotati di armi nucleari non saranno colpiti con armi nucleari. Una politica di no-first use e’ una scelta rassicurante ed una scelta che contribuisce in genere alla stabilita’.
La Cina e l’India sono gli unici paesi nucleari che hanno oggi una politica di no-first-use. In India stanno pero’ ripensndo alla scelta di un politica di no first use. Altri paesi prevedono l’utilizzo di armi nucleari solo in presenza di condizioni specifiche, ma comunque non si tratta di no-first-use. Di questo parleremo in seguito, parlando della strategia nucleare americana (in particolare della Nuclear Posture Review del 2010).
In ogni caso per quanto riguarda l’uso di armi nucleari, tutti i paesi che possiedono armi nucleari, si pongono il problema di impedirne l’uso non autorizzato. Il termine americano pertinente e’ PAL (Permissive Action Link) che indicava all’inizio un codice meccanico e poi ha indicato un sistema elettronico sempre piu’ sofisticato, che impedisce a chi non possiede i codici giusti di lanciare armi nucleari. In genere sono necessari piu’ di un operatore che operino per lanciare le armi (cioe’ i codici sono comunicati dalla leadership del paese in questione a operatori differenti che devono agire contemporaneamente). Tuttavia questo sistema non è sempre attuabile. In particolare nel caso di armi nucleari tattiche che debbano essere disperse (a seguito di un attacco nemico) c’e’ il problema –rischio di una possibile predelegation of authority cioe’ di una autorizzazione preventiva all’uso delle armi nucleari.
[1] Ricordiamo che i “megaton equivalenti” sono i megaton elevati alla potenza 2/3
[2] Si veda ad esempio il libro di Seymour Hersh del 1991 appunto intititolato The Samson Option, Random House.