Il caso IRAN

La controversia sul programma nucleare del’Iran ha attirato l’attenzione pubblica mondiale dal 2003 ad oggi. Il programma nucleare dell’Iran data dai tempi dello Shah ed era stato, inizialmente, pesantemente sostenuto dagli Stati Uniti. Durante la rivoluzione del 1979 e la guerra Iran-Iraq (1980-1988), il programma nucleare venne di fatto sospeso e poi ripreso verso la meta’ degli anni’90, pero’, questa volta, con l’ostilita’ manifesta da parte degli Stati Uniti (che avevano rotto le relazioni diplomatiche con l’Iran a seguito dell’occupazione dell’ambasciata americana di Tehran del 1979). 

Il punto di partenza della controversia e’ stata la scoperta, nel 2002, che l’Iran stava costruendo un impianto per l’arricchimento dell’uranio a Natanz e stava costruendo un reattore ad acqua pesante ad Arak.  Le centrifughe erano state fornite dall’ingegnere metallurgico pakistano A.Q. Khan e l’Iran si era in effetti reso responsabile di “failure to report”, cioe’ non aveva avvisato, come previsto, la IAEA dell’introduzione di uranio da arricchire. Parte di questo uranio era comunque rimasto nelle centrifughe acquisite dal Pakistan tramite A. Q. Khan.

Comunque l’Iran si era reso responsabile di aver violato il suo “safeguards agreement” con la IAEA. Una violazione simile (in termini di principio) era stata commessa dalla Corea del Sud nel 2000 (si veda la parte 2 delle note). A differenza della violazione della Corea del Sud, il caso Iran non fu messo a tacere e non fu “perdonato”.

L’Iran il 21 Ottobre 2003, accetto’ di sospendere i progetti per l’arricchimento dell’uranio e di firmare e rispettare l’additional protocol (che non fu pero’ mai ratificato).Segui’ poi un periodo in cui si sviluppo’ un contenzioso tra Iran e IAEA, in cui la IAEA accuso’ l’Iran di non cooperare abbastanza con gli ispettori della IAEA stessa e l’Iran minaccio’ di riprendere i lavori per ottenere l’arricchimento dell’Uranio.

Con gli accordi di Parigi del novembre 2004, l’Iran accetto’ ancora di sospendere i lavori per l’arricchimento dell’Uranio, mentre si sviluppavano i colloqui con Germania, Regno Unito e Francia, per la risoluzione della controversia sulla questione nucleare iraniana.

Il 3 Agosto 2005 il nuovo presidente Ahmadinejad entro’ in carica. L’8 Agosto 2005 a Esfahan venne iniziato il lavoro di conversione per ottenere UF6 (il gas che deve poi essere inserito nelle centrifughe per l’arricchimento).  Le trattative tra Iran, Germania, Regno Unito e Francia si interruppero. Il 24 Settembre 2005 la IAEA passo’ una risoluzione che sosteneva che l’Iran aveva violato il suo safeguards agreement e il 4 febbraio 2006 la IAEA denuncio’ l’Iran al Consiglio di sicurezza dell’ONU

A questo punto, il 6 Febbraio 2005, Ahmadinejad annuncio’ che l’Iran non avrebbe piu’ sospeso i lavori per l’arricchimento dell’uranio e non avrebbe piu’ rispettato il protocollo addizionale. L’11 Aprile 2006, l’Iran annuncio’ di avere per la prima volta arricchito l’uranio.

Il consiglio di sicurezza dell’ONU passo’ una risoluzione il 31 Luglio 2006 in cui chiedeva all’Iran di sospendere l’arricchimento, e non ottenendo una risposta positiva dall’Iran, passo’, il 23 dicembre 2006, la risoluzione 1737 con cui impose sanzioni all’Iran, proibendo di trasferire all’Iran teconologie connesse ai programmi nucleari e missilistici. 

Qui si apre una parentesi: il consiglio di sicurezza dell’ONU puo applicare sanzioni ai singoli paesi o anche decidere interventi di natura militare, quando sussistono condizioni che possono essere definite come “minacce alla pace”. Ora interpretare il programma di arricchimento nucleare civile[1] dell’Iran come una minaccia alla pace, vuol dire fare indubbiamente una forzatura.

Il consiglio di sicurezza dell’ONU passo’ successivamente altre risoluzioni (ad es. 1803 del 3 marzo 2008; 1929 del 9 giugno 2010) che estesero le sanzioni.  Alle sanzioni ONU si aggiunsero poi le sanzioni speciali degli USA e della Unione Europea che in particolare impedirono di acquistare petrolio dall’Iran e imposero pesanti vincoli sulle transazioni finanziarie.  Inoltre gli USA sanzionarono tutte le imprese, le istituzioni e i paesi che cercavano di contravvenire o anche solo aggirare le sanzioni americane. 

Il clima politico si complico’ ulteriormente quando Ahmadinejad lancio’ una campagna pubblica contro Israele, mettendo in dubbio l’esistenza stessa dell’olocausto voluto dalla Germania nazista.  Ahmadinejad ritenne, in maniera totalmente naïve, che questa campagna anti-israeliana avrebbe potuto ottenere simpatie in Germania e nel mondo arabo in generale. Invece questa campagna anti-israeliana si ritorse pesantemente contro l’Iran, mobilitando Israele massicciamente sul fronte degli avversari dell’Iran, senza ottenere nessun particolare sostegno da parte dei paesi arabi.  E meno che meno ottenne sostegno dall’opinione pubblica tedesca.

Ancora nel corso della controversia, si fece riferimento, anche dalla IAEA, al problema PMD (possible military dimensions), cioe’ alle possibili applicazioni militari dei programmi nucleari iraniani. Ad esempio se un paese studia le tecniche necessarie (esplosivi convenzionali) per comprimere in maniera simmetrica una sfera di U238 (e non di Pu239),non sta tecnicamente costruendo una bomba nucleare (perche’ l’U238 non puo’ sostenere una reazione a catena) ma sta preparandosi a costruire una bomba (che si otterra’ sostituendo l’uranio col plutonio in un successivo momento[2]).   In teoria lo studio degli esplosivi convenzionali che possono comprimere una sfera di U238 non è necessariamente illegale dal punto di vista del NPT, ma, come viene detto comunemente, “contraddice lo spirito del TNP”.  E questo pone questioni di diritto internazionale che non sono univocamente risolvibili.

Si noti anche che una questione complessa, dal punto di vista del diritto internazionale, e’anche decidere se una violazione dei safeguards agreements con la IAEA, che sono previsti dal NPT, e’ essa stessa una violazione del NPT.

Fino al 2013 l’Iran partecipo’ a varie trattative sulla questione nucleare e allo stesso tempo mando’ avanti il suo programma nucleare. L’Iran costrui’ circa 19000 centrifughe (di cui circa 10000 in funzione), costrui’ un ulteriore impianto (sotterraneo) per l’arricchimento, a Fordow (vicino a Qom), continuo’ la costruzione del reattore di Arak, porto’ il livello di arricchimento fino al 20% con la motivazione che il reattore TRR (Tehran Research Reactor) aveva bisogno di quel livello di arricchimento [3]. Nel Maggio 2011 il reattore di Busher entro’ in funzione.

Nel 2010 un programma di computer denominato Stuxnet (sposorizzato da Israele e USA) causo’ il malfunzionamento di un certo numero di centrifughe, ponendo il problema della legittimita’ di costruire software (malware) che causi il malfunzionamento di apparecchiature. Su questa strada si potrebbe pensare a programmi di computer che causano il malfunzionamento di aerei, impianti industriali, ecc aprendo un nuovo fronte nal campo della guerra cibernetica.

Alcuni importanti cambiamenti politici posero la controversia sul nucleare iraniano in termini piu’ costruttivi. Il presidente Obama accetto’ di dialogare con l’Iran, insieme con gli altri paesi, senza richiedere preventivamente, come invece aveva fatto George W. Bush, che l’Iran accettasse le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.

Soprattutto significativo fu il cambiamento di governo dell’Iran. Il 3 Agosto 2013 Hassan Rohani succedette ad Ahmadinejad e il 6 Agosto 2013 il nuovo presidente richiese la riapertura delle trattative sul nucleare iraniano.

Il nuovo governo Rohani (con Javad Zarif come ministro degli esteri e Ali Akhbar Salehi come capo della AEOI – Atomic Energy Oragnization of Iran) si rese molto piu’ disponibile ad un compromesso con il gruppo di paesi (USA, Russia, Cina, Germania, Regno Unito, Francia) che trattava con l’Iran le questioni nucleari. 

Il 24 novembre del 2013 l’Iran e gli altri 6 paesi sottoscrissero un accordo intermedio denominato JPA (Joint Plan of Action) che avrebbe dovuto portare ad un accordo risolutivo. Questo accordo risolutivo denominato Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) fu firmato a Vienna il 14 luglio 2015.

La base di questo accordo (JCPOA) fu che l’Iran assunse una serie rigidissima di limitazioni sul proprio programma nucleare (come la eliminazione di molte centrifughe -da circa 19000 a 6000-), il limite dell’arricchimento al 3,67%, il blocco dell’attuale reattore di Arak e la sua trasformazione, ecc.).

In cambio a partire dal cosiddetto implementation day, cioe’ a partire dal giorno in cui l’Iran avrebbe messo in pratica tutti i suoi obblighi definiti dal JPCOA, le sanzioni contro l’Iran sarebbero state progressivamente (e lentamente) smantellate.  L’implementation day e’ avvenuto il 16 Gennaio 2016 con il consenso dei partner dell’accordo.

Tuttavia, all’interno degli Stati Uniti, rimase forte l’opposizione ad accettare anche l’esistenza in Iran di un modestissimo programma di arricchimento. E molti tentativi furono fatti per impedire la rimozione delle sanzioni come previsto dal JCPOA.  Anche in Iran, ci furono perplessita’ sul JCPOA. Perche’ molti politici ritenennero che l’Iran aveva sostanzialmente ceduto a pressioni straniere e in particolare degli USA.

Il testo del JCPOA e’ disponibile per esempio su

https://www.europarl.europa.eu/cmsdata/122460/full-text-of-the-iran-nuclear-deal.pdf

Una cronologia aggioranta del problema nucleare iraniano e’ disponibile per esempio su

https://www.armscontrol.org/factsheet/Timeline-of-Nuclear-Diplomacy-With-Iran

Il problema del nucleare iraniano e’ stato visto, dopo la nomina del Presidente Trump, sotto una luce totalemente diversa. Il Presidente Trump ha rinnegato (Aprile 2018) l’accordo JCPOA e ha deciso che gli Stati Uniti avrebbe reimposto sanzioni dure all’Iran, non solo per il suo programma nucleare ma anche per il programma missilistico (argomento quest’ultimo che non fa in alcun modo parte del JCPOA). Inoltre, sotto influenza dell’Arabia Saudita e di Israele, l’Iran viene accusato dagli USA di svolgere attivita’ “terroristiche” nella regione medio-orientale.

 Il problema delle sanzioni Americane e’ che molto spesso queste si accompagnano a sanzioni “indirette” cioe’ sanzioni contro istituzioni, industrie e paesi che non rispettano le sanzioni americane. Come risposta l’Unione Europea ha reiterato la validita’ del JCPOA e ha proibito (formalmente) alle compagnie europee di violare il JCPOA. La questione, in questo momento, e’ per cosi’ dire formalmente “aperta”. Tuttavia le compagnie piu’ importanti non osano contrapporsi agli Stati Uniti e quindi semplicemnte evitano di avere rapporti con l’Iran.

In conclusione con l’accordo nucleare l’Iran ha accettato vincoli sul proprio programma nucleare civile a cui nessun altro paese al mondo e’ stato sottoposto. In compenso no ha per ora ottenuto i vantaggi significativi che le sarebbero derivati dalla apertura dell’Iran al mercato economico e finanziario globale, prevista dal JCPOA.  Questo ha, tra parentesi, indebolito la attuale leadership politica che ha sostenuto il JCPOA   e rafforzato la componente piu’ “aggressiva” della politica iraniana, che oltre a tutto controlla una parte dell’economia iraniana che dipende relativamente poco dal mercato internazionale (ad es. la sepāh-e pāsdārān-e enghelāb-e eslāmi ovvero il corpo delle guardie della rivoluzione islamica, nota in Iran come la Sepah).

Notiamo poi che recentemente gli Stati Uniti hanno iniziato un programma di cooperazione nucleare con l’Arabia Saudita, che tra parentesi, non ha sottoscritto il protocollo addizionale della IAEA e che ha dichiarato varie volte che risponderebbe ad un programma nucleare militare iraniano con un proprio programma per la costruzione della bomba nucleare.  

Si veda ad esempio un articolo su CNN del 6 Aprile 2019:

https://edition.cnn.com/2019/04/06/middleeast/saudi-arabia-nuclear-reactor-iran-tensions-intl/index.html.

Con l’elezione di Biden, il JCPOA non è stato restaurato e ci sono vaghe discussioni su come rimetterlo in piedi. Il processo di restaurazione del JCPOA e’ stato finora, in ogni caso, estremamente lento e con aspetti contradditori. L’amministrazione Americana ha mostrato comunuque una mancanza di chiara determinazione, sotto l’influenza di pressioni politiche interne e di pressioni politiche da parte di Israele.


[1] Il programma nucleare e’ “civile” perche’ i livelli di arricchimento previsti sono per centrali nucleari e non per la costruzione di bombe.

[2] L’ U238 e il Pu239 hanno pesi atomici quasi uguali e, se sottoposti a compressione creata da esplosivi convenzionali, si comportano in modo simile.

[3] Si noti che ai tempi dello Shah gli USA fornirono per il TRR (entrato in funzione nel 1967) combusibile nucleare arricchito al 96%. Il TRR venne poi (1993) adattato a funzionare con un arricchimento del 20%.