Evoluzione nucleare dei conflitti convenzionali

Ci possono essere conflitti convenzionali che possono degenerare e coinvolgere anche l’uso di armi nucleari. Per citare fatti recenti, abbiamo visto che la Turchia (che fa parte della NATO) ha abbattuto un aereo russo Sukhoi SU-24 al confine con la Siria (24 Novembre 2015, vicino al confine turco-siriano). Oppure un eventuale allargamento della NATO all’Ucraina potrebbe contrapporre la NATO alla Russia in maniera diretta. In questo momento il rischio di un conflitto tra NATO e Russia appare molto limitato (certamente rispetto al rischio corso durante la guerra fredda), tuttavia in futuro la situazione potrebbe cambiare.

Piu’ significativamente se un paese nucleare ha una strategia che prevede l’utilizzo di armi nucleari come deterrente contro un attacco convenzionale, significa che vengono fatti dei piani concreti per l’utilizzo di armi nucleari (magari tattiche), in caso di attacco convenzionale da parte dell’avversario. E’ certo possibile che il buon senso prevalga e che alla fine le armi nucleari non vengano usate. Ma come la crisi di Cuba ha dimostrato, ci sono tante ragioni per cui le cose possano andare per il verso sbagliato. Il caso piu’ significativo in questo contesto, come abbiamo accennato in precedenza, e’ il caso India – Pakistan.

La dottrina militare indiana dovrebbe prevedere, in caso di un attacco pakistano o di un attacco terroristico contro l’India, che l’India stessa ritenesse essere sostenuto/organizzato dal Pakistan[1], un (contro)attacco convenzionale che miri ad occupare una parte del Pakistan e/o a colpire centri specifici all’interno del Pakistan. Questa strategia e’ stata vagamente denominata “cold start”, anche se l’India nega l’esistenza di una strategia militare con questo nome. Di fronte ad un attacco convenzionale indiano, la strategia generale del Pakistan e’ quella di usare armi nucleari tattiche[2]. Certamente il Pakistan potrebbe alla fine decidere di non usare queste armi, tuttavia la rinuncia del Pakistan all’utilizzo di armi nucleari non puo’ essere assolutamente data per scontata.  E quindi il rischio che un conflitto convenzionale subisca una escalation nucleare esiste ed e’ significativo.

Intervista al Prof. Paolo Cotta-Ramusino – INDIA E PAKISTAN


[1] Si noti che la situazione e’ aggavata dal fatto che qualunque attentato che colpisse l’India da basi Pakistane, verrebbe ritenuto dagli Indiani come organizzato dai militari o dai servizi segreti (ISI) Pakistani. In realta’ la capacita’ di controllare I movimenti estremistici in Pakistan, da parte, diciamo, dell’ISI, e’ molto limitata e comunque largamente inferiore al pregiudizio indiano. Infatti non si spiegherebbe altrimenti il numero elevatissimo di attacchi terroristici che vengono condotti in Pakistan, da movimenti basati in Pakistan.    

[2] Colloquio con il Generale Khalid Kidwai, responsabile dal 2000 al 2014 dello Strategic Plan Division (SPD), struttura responsabile delle armi nucleari pakistane.