Parlando di un possibile uso terroristico di armi nucleari, si intende normalmente il pericolo che i potenziali terroristi siano in grado di recuperare o di trafugare una testata nucleare gia’ pronta, oppure che siano in grado di acquisire sufficiente materiale fissile per costruire una bomba nucleare rudimentale. Esempi di trafugamento di bombe non sono apparsi finora, e il quantitativo di materiale fissile trafugato e’ piuttosto modesto come risulta dalla appendice 2 della parte prima delle note del corso. Tuttavia il problema non puo’ essere trascurato. Per costruire una bomba nucleare (di pura fissione) rudimentale, i terroristi dovrebbero avere a disposizione un quantitativo sufficiente di HEU (diciamo da 50 a 100 Kg, a seconda della capacita’ tecnica dei terroristi) (si veda anche l’appendice 1 della parte prima delle note). In questo modo i terroristi potrebbero costruire una bomba del tipo gun-assembly. Costruire una bomba al plutonio e’ invece una impresa molto piu’ difficile, dal punto di vista tecnico, per un gruppo terroristico. Parlando di terrorismo nucleare si fa comunemente anche riferimento alla cosidetta bomba sporca (che e’ terminologia totalmente impropria), cioe’ alla possibilita di disperdere nell’ambiente sostanze radioattive (oppure sostanze chimiche tossiche). La distinzione tra un’esplosivo nucleare, anche se rudimentale, e una bomba sporca e’ invece per noi fondamentale, proprio perche’ gli effetti di una bomba nucleare sono incommensurabilmente piu’ gravi della diffusione di materiale radioattivo (o in generale pericoloso) nell’ambiente.
Nel corso dei cosidetti “Nuclear Security Summits” e’ stata affrontata tutta una serie di problemi, dalla sicurezza delle centrali nucleari, al problema del controllo delle sostanze radioattive e, naturalmente, al rischio di terrorismo nucleare vero e proprio.
Infine parlando di rischi nucleari connessi al terrorismo, non si parla abbastanza della possibilita’ che i terroristi con le loro azioni riescano a causare uno scambio di testate nucleari. Ad esempio se un gruppo di terroristi basati in Pakistan decidesse di causare un massiccio attentato terroristico in India, l’India riterra’ che i terroristi avranno agito su ordine dei militari Pakistani (cosa- come spiegato nella nota 10- assolutamente non scontata) e quindi decideranno di attaccare convenzionalmente il Pakistan. A questo punto, come spiegato prima, il Pakistan potrebbe reagire con armi nucleari e l’India risponderebbe con armi nucleari a sua volta. Ecco che ci sarebbe la possibilita’ per un gruppo terroristico tipo Daesh [1] di generare un conflitto nucleare.
[1] Daesh e’ un acronimo che sta per Al Dawla Al Islamiya fi al Iraq wa al Sham (Stato Islamico dell’Iraq e della (grande) Siria – o Levante-), movimento estremista, particolarmente violento, che si e’ appunto sviluppato tra Iraq e Siria, che ha una ideologia, dal punto di vista religioso, affine a quella del movimento Wahhabita – dominante in Arabia Saudita. Loro si definiscono “Stato Islamico”, senza ulteriori specificazioni, ovvero si pongono l’obiettivo di costruire a livello globale una rinascita del califfato. Sono nemici di varie gruppi e minoranze religiose e in particolare sono ostili agli Sciiti, che pure sono maggioranza in Iraq e stragrande maggioranza, da oltre 400 anni, in Iran. Hanno “obiettivi globali” e organizzano attacchi (terroristici) dalle loro basi a diversi paesi (occidentali e non). Quando parliamo di movimenti tipo Daesh in Pakistan o Afghanistan non intendiamo movimenti che sono necessariamente connessi, organizzativamente parlando, con il Daesh dell’Iraq e della Siria, ma che convidono con il cosiddetto Stato Islamico, ideologia, modus operandi e obiettivi globali. Si noti che altri movimenti di tipo radicale-islamico, come Hamas, la Fratellanza Mussulmana, i Talebani, Hezbollah, etc non si pongono, generalmente parlando, “obiettivi globali” (e quindi non agiscono con atti terroristici contro, per es. i paesi occidentali) ma intendono rappresentare gli interessi e la volonta’ di particolari comunita’ o regioni.