Viene perciò spontaneo chiedersi come mai la Germania non riuscì nello scopo di costruire una bomba nucleare, dato che si interessò molto presto alla possibilità di sfruttare la fissione nucleare per scopi bellici e che aveva istituito un gruppo di lavoro costituito da fisici tra i migliori al mondo, per di più rapidi nel comprendere i fenomeni e le potenzialità della fisica nucleare. Vale quindi la pena ripercorrere per sommi capi la successione delle disavventure che segnarono la corsa della Germani verso la costruzione della bomba.
La prima di queste porta il nome di Walter Bothe. Fisico tedesco, pur avendo manifestato una blanda opposizione al regime nazista, fece parte del Club dell’Uranio. Nel 1939 si imbarcò per gli Stati Uniti, dove si cimentò in esperimenti relativi alla fissione. Sotto l’impulso delle ricerche di Fermi sulla moderazione dei neutroni con acqua e paraffina, Bothe studiò la grafite (carbonio puro) come rallentatore di neutroni.
ritratto di Walter Bothe liberamente reinterpretato dagli studenti del Liceo artistico Boccioni di Milano (progetto PCTO)
Per questo costruì una sfera di grafite di 90 cm di diametro per iniettarvi un fascio di neutroni che secondo le sue stime avrebbe dovuto essere arrestarsi dopo aver percorso un cammino medio di circa 71 cm. Le misure effettuate però evidenziarono che lo spazio di frenata dei neutroni era di 58 cm. Inizialmente Bothe attribuì la forte capacità di frenamento alla presenza nella sfera di grafite di impurezze di cadmio e boro, forti assorbitori di neutroni. L’eliminazione di questi due elementi non fece che peggiorare la situazione. I neutroni venivano frenati dopo aver percorso solo 35 cm all’interno della grafite.