Uno degli aspetti cruciali del Manhattan Project fu il coinvolgimento dei fisici nelle scelte militari relative al bombardamento del Giappone. Conviene proporre una sintesi di quanto accaduto su questo fronte nei giorni precedenti l’agosto 1945.
Una delle preoccupazioni del generale Groves, responsabile militare del progetto Manhattan, era di dare una dimostrazione agli americani dei risultati del progetto che che fino a quel momento era costato loro circa due miliardi di dollari. Per lui non si trattava di decidere se sganciare la bomba, ma dove e quando. A Los Alamos vennero quindi organizzate alcune riunioni di un gruppo appena costituitosi con il nome di Target Committee, sotto la supervisione di Oppenheimer. In questi incontri effettuati il 10 e l’11 maggio 1945 vennero ipotizzato il bombardamento su alcuni obiettivi, nell’ordine: Kyoto, Hiroshima, Yokohama e Kokura (arsenale militare). Kyoto era stata scelta per l’importanza culturale e religiosa della città e Hiroshima per la grande estensione che avrebbe reso più spettacolari gli effetti del bombardamento, il che avrebbe garantito un’evidente supremazia militare americana a livello internazionale. Bohr e Oppenheimer in particolare tenevano molto a quest’ultimo aspetto: erano infatti preoccupati che l’intervento fosse troppo limitato da non dare quella visibilità sufficiente a garantire un riconoscimento internazionale agli USA nell’immediato dopoguerra.
Nei giorni successivi Oppenheimer, Compton, Fermi e Lawrence vennero nominati come i membri del Scientific Panel, una sottocommissione scientifica dell’Interim Committee diretta dal segretario alla guerra Henry Stimson, su volontà del neo presidente da poco insediato Harry Truman. In una riunione dell’Inter Committee del 31 maggio, Oppenheimer fornisce una valutazione dei possibili effetti del bombardamento – sottostimandoli – che portò Henry Stimson ad escludere un bombardamento sui civili, destinandolo invece solo a strutture militari prossime alle abitazioni dei lavoratori che ne sarebbero stati impressionati, ma non coinvolti direttamente. Fu lo stesso Stimson, nel corso della riunione, a escludere Kyoto come oggetto del bombardamento per il significato religioso che aveva per il popolo giapponese.
Se a Los Alamos la possibilità dell’uso della bomba era vista favorevolmente, così non era per i fisici del Met Lab di Chicago, che vennero perciò stigmatizzati come “scienziati indesiderabili” da chi partecipava al Manhattan Project. Non tutti però a Los Alamos erano insensibili alle posizioni dei fisici di Chicago, capitanati da L. Szilàrd. Fu così che Compton organizzò una riunione con loro, a cui parteciparono anche i fisici Glenn Seaborg, scopritore del plutonio, e il premio Nobel James Franck. Il 2 giugno venne redatto il cosiddetto rapporto Franck, poi spedito a Stimson. Nonostante concordassero con la convinzione di molti che il monopolio americano del progetto dell’atomica si sarebbe presto esaurito e che per nessuno sarebbe stato più un segreto, il rapporto Franck proponeva una accordo internazionale sulla prevenzione della guerra nucleare, da condividere con gli altri stati, contrariamente all’ipotesi della dimostrazione di forza sostenuta da Bohr e Oppenheimer. Si sottolineava che un intervento simile messo in atto dagli americani avrebbe minato la loro credibilità internazionale e avrebbe generato un’incontrollata corsa agli armamenti. Stimson fu così impressionato dalla posizione del rapporto Franck, che chiese un parere in merito al Scientific Committee. In una comunicazione del 16 giugno 1945 Oppenheimer, Compton, Fermi e Lawrence dichiararono che “pur non avendo nessun diritto […] e non avanzando nessuna pretesa di avere competenza nella soluzione di problemi politici e […] militari” si sentivano più vicini a chi proponeva un utilizzo immediato della bomba per preservare vite americane e non a chi avrebbe auspicato un solo utilizzo dimostrativo finalizzato alla resa del Giappone. Il teso integrale della lettera è reperibile come tutti i verbali dell’Inter Committee in: Michael B. Stoff et al., eds., The Manhattan Project: A Documentary Introduction to the Atomic Age (Philadelphia: Temple University Press, 1991), 150. Lo riportiamo qui di seguito:
“You have asked us to comment on the initial use of the new weapon. This use, in our opinion, should be such as to promote a satisfactory adjustment of our international relations. At the same time, we recognize our obligation to our nation to use the weapons to help save American lives in the Japanese war. To accomplish these ends we recommend that before the weapons are used not only Britain, but also Russia, France, and China be advised that we have made considerable progress in our work on atomic weapons, and that we would welcome suggestions as to how we can cooperate in making this development contribute to improved international relations. The opinions of our scientific colleagues on the initial use of these weapons are not unanimous: they range from the proposal of a purely technical demonstration to that of the military application best designed to induce surrender. Those who advocate a purely technical demonstration would wish to outlaw the use of atomic weapons, and have feared that if we use the weapons now our position in future negotiations will be prejudiced. Others emphasize the opportunity of saving American lives by immediate military use, and believe that such use will improve the international prospects, in that they are more concerned with the prevention of war than with the elimination of this specific weapon. We find ourselves closer to these latter views; we can propose no technical demonstration likely to bring an end to the war; we see no acceptable alternative to direct military use. With regard to these general aspects of the use of atomic energy, it is clear that we, as scientific men, have no proprietary rights. It is true that we are among the few citizens h have had occasion to give thoughtful consideration to these problems during the past few years. We have, however, no claim to special competence in solving the political, social, and military problems which are presented by the advent of atomic power”.
L’Inter Committee in una riunione del 21 giugno, sulla scorta del parere del Scientific Panel, affermò nuovamente che la bomba doveva essere usata al più presto contro il Giappone, senza preavviso, su due obiettivi militari prossimi a ad abitati per generare il maggior danno possibile. Szilàrd, consapevole di aver perso la sua battaglia personale, non si diede per vinto e fece girare una petizione al Met Lab, poi a Oak Ridge e infine nella stessa Los Alamos in cui si condannava la posizione morale di fisici favorevoli all’uso non solo dimostrativo della bomba e alla totale insaputa del popolo americano. Molti fisici sostennero la petizione e lo stesso Teller la trovò condivisibile e fu sul punto di firmarla se non fosse stato dissuaso da parte di Oppenheimer. Questa adesione di massa non passò inosservata. Il colonnello Nichols chiese infatti a Compton di valutare il parere dei fisici del Met Lab in merito alle scelte militari che stavano per essere fatte. Compton fece girare un questionario al Met Lab con cinque possibili soluzioni al conflitto. Il 18 luglio la maggioranza si espresse a favore delle seguenti due:
Posizione 2 del questionario: “dimostrazione militare della bomba da effettuare in Giappone con successiva possibilità di resa senza impiego degli ordigni nucleari” (46%)
Posizione 3 del questionario: “dimostrazione sperimentale della bomba di fronte ai rappresentanti delle istituzioni giapponesi con successiva possibilità di resa senza impiego degli ordigni nucleari” (23%)
La posizione 1: “impiego della bomba per favorire l’immediata resa del Giappone e ridurre i morti americani”, fu votata solo dal 15% dei partecipanti.
Questi fatti accaddero dopo che Truman aveva già deciso per l’opzione del bombardamento, in quel 1° giugno immediatamente successivo alla riunione del 31 maggio dell’Inter Committee. La decisione avrebbe però anche potuto essere modificata e in questo senso vanno letti gli interventi successivi al 1° giugno per suggerire a Truman soluzioni diverse. Lo stesso Stimson il 2 luglio scrisse un memo per Truman, sostenendo l’ipotesi di informare i giapponesi di quello che sarebbe accaduto se non si fossero arresi, dimostrando così di essere conciliante verso il popolo giapponese a cui veniva riconosciuto di non essere “una nazione composta interamente da pazzi fanatici con una mentalità tanto diversa dalla nostra”. Questo estremo tentativo di far cambiare idea a Truman fu scarsamente efficace anche per la fievole influenza che Stimson ormai aveva sul presidente, più incline ad ascoltare il futuro segretario di stato Kames Byrnes, assolutamente convinto della necessità dei bombardamenti sulle città giapponesi.
I fatti successivi riguardavano ormai solo i politici e i militari. L’unico contributo che i fisici potevano ancora fornire era quello della dimostrazione militare con il Trinity Test effettuato il 16 luglio. A poche ore dalla detonazione della bomba di prova denominata The Gadget, il generale Groves avvisò Stimson del successo dell’esplosione. Stimson si trovava a Postdam, dove si stava svolgendo la conferenza che vedeva protagonisti Churchill, Stalin e Truman. Al presidente americano fu subito comunicata la notizia, che venne condivisa nei gironi seguenti con Churchill e Stalin. Quest’ultimo parve scarsamente interessato alla cosa, almeno agli occhi di Truman, che si sentì sollevato per non essere stato ostacolato nell’utilizzo della bomba che sarebbe stata sganciata di lì a qualche giorno, il 6 agosto su Hiroshima e il 9 agosto su Nagasaki. Ignorava che l’Unione Sovietica, grazie alle informazioni sottratte da KlausFuchs, era già pienamente coinvolta nella corsa agli armamenti.